“Tempo di social”: Aggiornamento clero con Vincenzo Corrado direttore ufficio nazionale comunicazioni sociali della Cei

“Tempo di social”. Questo il tema del corso di aggiornamento per il clero che si è tenuto questa mattina nella parrocchia di Maria Madre della Chiesa e che ha visto in qualità di relatore Vincenzo Corrado direttore dell’ufficio nazionale comunicazioni sociali della Cei. In cosa differisce il “tempo social” dagli altri “tempi”? Segna un cambiamento di epoca. L’atteggiamento sano è lasciarsi interrogare e provocare per intraprendere cammini sani.

Perché siamo chiamati ad abitare i social? Alcuni dati. Quasi circa 5 miliardi di persone sono connessi a Internet. Le persone trascorrono circa 2 ore e mezza sui social. Questi dati fotografano la necessità di recuperare l’arte della formazione e della educazione. Anche se nessuno di noi è nativo digitale, dobbiamo porci con un atteggiamento di apertura e non di contrapposizione. Metterci in ascolto della realtà perché è in essa che dobbiamo annunciare il Vangelo. Due atteggiamenti: la paura (#mammamia) e il non senso di chi dice che è bello essere social (#wowcipiace). Il nostro annuncio ha sempre un raccordo tra il Vangelo e la vita. Ambiente digitale dove l’umanità tutta è presente perché li ci sono le persone. Tante le sfide che si pongono due su tutte: reimparare a raccontare. Perché noi stessi siamo frutto di una narrazione. Tre rilievi sui quali i social media hanno un grande impatto: Identità, relazioni e conoscenza.

Identità. Chi sono? Non si può falsare la propria identità.

Relazioni sociali che si stagliano nello spazio e nel tempo. I media superano lo spazio e il tempo.

Conoscenza. Non si può conoscere solo con i social. Spersonalizza il sociale.

La chiesa in uscita. Quale via e quale metodo per le nostre comunità.

10 indicazioni:

– Non approcciarsi ai social con le logiche degli influencer. Comunicazione credibile e autentica. Credere e avere fiducia.

– Puntare alla costruzione della comunità più che alla divisione di tifoserie. La presa di posizione coinvolge tutto il nostro ambiente. Ricordiamo chi siamo e a chi apparteniamo.

– Non sottovalutare mai l’importanza del linguaggio. Molto di più di una tecnica della parola. Attenti alla povertà linguistica.

– Non utilizzare parole che raccontano solo il proprio “ego”. Chi stiamo raccontando: Gesù Cristo o la mia persona? Raccontare il “noi”.

– Usare i social con maturità umana. Agire sempre con obiettivi. Per ogni contesto c’è il giusto registro.

– Far tesoro della ricchezza della propria spiritualità. Narrare oggi ciò in cui si crede. Il bisogno di narrarsi è universale.

– Essere originali nella fede. Dinamica tipicamente familiare. Rimarginare le fratture.

– Ricordare di avere sempre un’unica identità. Onlife. Siamo sempre connessi. Custodiamo l’identità personale e comunitaria.

– Abitare i social media significa studiarli. Condivisione. Non ricercare il facile consenso. La privacy. Mai agire in maniera sprovveduta.

– Impegnarsi per una formazione continua e permanente. Capacità di essere presenti nel modo giusto in questi ambienti. Mantenere sempre una tensione pastorale in quello che noi facciamo.

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