Omelia dell’Arcivescovo per le esequie di don Emilio Andriano

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OMELIA DELL’ARCIVESCOVO PER LE ESEQUIE DI DON EMILIO ANDRIANO – Rossano 21/04/2015

La Parola che ci ha guidati si qui è la Parola che la Chiesa ha pensato per questo giorno, Martedì della terza settimana di Pasqua. Essa diviene provvidenzialmente lampada al nostro cammino colmo di dolore ma, nella fede, aperto all’incontro con Dio.

Proverò a rileggere i nostri sentimenti alla luce di questa Parola, sempre viva e portatrice di ristoro per la nostra fatica. Mi rivolgerò ad Emilio che, in questo ultimo tratto del suo cammino, salutiamo e accompagniamo con tutto l’affetto del cuore.

La sua esperienza di vita, segnata dalla fragilità si è attestata ai nostri occhi come esperienza ricca dell’amore di Dio; come esistenza consegnata.

 

          Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito!

 

     Carissimo Emilio,

 desidero scrivere una lettera con il desiderio di raccontarti l’affetto di tanti, di tanti piccoli grandi amici che hanno circondato la tua vita. Dalla tua famiglia, con tua mamma Iolanda, con tuo papà Saverio e i tuoi fratelli Marianna e Antonio; alle comunità parrocchiali dove hai vissuto e offerto il tuo ministero; ai tuoi confratelli nel sacerdozio che da vicino e da lontano fanno giungere la loro vicinanza, per terminare ai Vescovi qui presenti e non che ti hanno conosciuto e apprezzato con sincero affetto, seguendo il tuo cammino sofferto e generoso.

 La lista sembra esaurita ma così non è, tra di noi oggi c’è tanta gente che hai incontrato occasionalmente e che non avresti neanche immaginato d’incontrare.

 Gente che hai toccato con la tua vita e che dalla tua vita sono stati aiutati ad essere migliori, come la dott.ssa Tiziana di San Giovanni Rotondo alle cui cure ti sei affidato e che ha sostenuto il tuo percorso.

Tra questi ci sono anch’io che in pochi mesi di vicinanza ho goduto della tua capacità di affidarti al Signore con lo slancio di chi tutto pone nelle sue mani.

           Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito

 Nel tuo diario ho trovato scritte queste parole, una sola paginetta, un vero testamento di vita per tutti noi:

               “Raggi di sole – così inizia il tuo scrivere – nudo uscii dal seno di mia madre e nudo vi ritornerò, il Signore ha dato, il Signore ha tolto … sia benedetto il nome del Signore … certamente è un’altra esperienza mistica di abbandono e di distacco … grande forza … grande leggerezza che si eleva sulla materialità !

Ecco quando lo spirito è superiore: tutto passa in secondo e terzo piano. Lo Spirito ha la meglio  à non è forse vero che non di solo pane vive l’uomo?

Alleluia, Signore sia fatta la tua volontà       ”

           Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito

 Sì, Emilio caro, anche tu hai intuito nel profondo del cuore come solo nell’abbandono in Dio e nel distacco da sé è possibile realizzare il miracolo della leggerezza e ciò che sino a qualche momento prima sembrava duro e pesante da sopportare diviene leggero e possibile.

          La tua malattia, che ci ha sottratto a noi tutti, è divenuta per te trampolino da cui hai spiccato il volo per incontrarti con il mistero di Dio.

 Come Santo Stefano, nella prima lettura di oggi, ci insegni a non essere “testardi” e a non “opporre resistenza allo Spirito Santo” ma a saper porre con fiducia la nostra vita nelle mani di quel Dio che in Cristo Gesù, morto e risorto, ci ha donato l’abbraccio che risana, consola e libera la nostra vita.

           Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito

 Quanto sarebbe diversa la nostra vita se nelle cose di ogni giorno sapessimo radicarci in questa sapienza; come sarebbero diversi i nostri rapporti se tutto fosse segnato da tale abbandono; quanto diversi sarebbero gli esiti dei nostri percorsi se come criterio avessimo questa infinita fiducia in Dio.

 Liberati dalla paura sapremmo tessere storie ricche di luce e di fiducia, donando all’altro spazi di vero amore e non vissuti angusti, troppo spesso animati dal desiderio di conquista, di possesso cancellando nell’altro la sua bellezza e la sua unicità.

 “Ecco quando lo Spirito è superiore: tutto passa in secondo e terzo piano. Lo Spirito ha la meglio

      Così hai scritto prolungando con una freccetta (à) il brano e

       aggiungendo: “non è forse vero che non di solo pane vive l’uomo?”

 Quanto è vero tutto questo: noi viviamo non solo del pane materiale o di quanto sembra rassicurare la nostra vita, ma di “ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

Non può esserci vita vera se inseguiamo freneticamente i nostri poveri desideri ma la felicità irrompe solo se abbiamo l’audacia di dare credito a Dio, alla sua Parola.

 E’ Lui che ci ha creati, è Lui che morendo e risorgendo ci ha mostrato la via in cui sperimentare la gioia vera, è Lui che nell’infinito, tenero abbraccio della croce ci restituisce alla capacità di vivere nell’amore per Dio e per gli altri.

 Emilio caro, sacerdote dell’Altissimo, figlio e fratello amato, tu che hai sperimentato tutto questo non lasciarci soli nella nostra lotta per spalancare sempre di più il nostro cuore all’amore di Dio.

 Intercedi per tutti noi, tu che nel dolore e nella fatica del vivere hai saputo, come Stefano tra l’infuriare delle pietre, scorgere la gloria di Dio e a Lui affidarti.

 Intercedi per la tua famiglia, a cui nella tenerezza del cuore hai voluto preservare ogni dolore sottraendoti alla loro vista, consolali e proteggili;

 intercedi per noi consacrati, presbiteri e Vescovi perché il nostro ministero abbia sempre il profumo di Cristo e liberi da ogni orpello e finzione possiamo essere veri annunciatori di salvezza e testimoni di liberazione dal male;

 intercedi per i tanti giovani, le famiglie e tante persone che ti hanno amato e accompagnato in questo doloroso percorso con amicizia e speciale dedizione, chiedi per i loro cuori speranza e fiducia perché sappiano spiegare le ali della loro vita e con coraggio volare alto, solcando quegli spazi immensi a cui l’Amore chiama.

 Mentre tu intercedi per noi, ti presentiamo a Lui, certi di quanto abbiamo ascoltato nel Vangelo:   “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete, mai!” (Gv 6,35).

           Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito

 Ora la tua vita farà l’esperienza della pienezza della vita e del volto ineffabile del Cristo Signore. Godrai di quel “MAI” che abbiamo sentito riecheggiare con forza al termine del Vangelo di oggi: nulla e nessuno ti potrà strappare da questa pace infinita in cui hai creduto e sperato.

 Possa anche la nostra esistenza, nutrita del solo pane di vita, attingere a quella forza dell’amore che tutto trasforma.

 Oggi più che mai, edificati dal tuo esempio, provocati dalla pace che hai saputo infondere in ciascuno di noi, desideriamo ribadire il desiderio di porci dietro al Maestro, dietro a Gesù e, nutriti da Lui, vero pane di vita, divenire credenti credibili, capaci di declinare il vivere quotidiano nei mille rivoli dell’esistenza, ma soprattutto desiderosi di fare della nostra vita un dono per tutti.

      In questo mondo, avvelenato dalla violenza e dall’ingiustizia, la nostra esistenza possa attestare percorsi di luce e di pace.

Grazie Emilio per averci insegnato, nel silenzio e dall’altare del tuo letto di dolore, tutto questo. La comunità ecclesiale che hai amato ti abbraccia e, deposto il tuo corpo dalla croce, ti consegna al grembo della vita, a quel mistero d’amore e di comunione che è la SS. Trinità.

      Parti da questo mondo, nel nome di Dio Padre che ti ha creato, nel nome di Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo che è morto per te sulla croce, nel nome dello Spirito che ti è stato dato in dono. La tua dimora sia oggi nella pace della Santa Gerusalemme con la Vergine Maria, gli angeli e i santi.

      Con Te supplico la nostra amata Vergine Achiropita con le parole di un santo Vescovo che troverai ad attenderti insieme a Mons. Cassone che 14 anni fa ti ordinò presbitero. Sono le parole di don Tonino Bello, un Vescovo che come te ha attraversato il dolore trasfigurandosi in luce.

 O Vergine Santa, Madre nostra Achiropita, …

“(madre della notte)noi t’imploriamo di starci vicino

quando incombe il dolore,

e irrompe la prova,

e sibila il vento della disperazione,

e sovrastano sulla nostra esistenza il cielo nero degli affanni

o il freddo delle delusioni,

o l’ala severa della morte.

Liberaci dai brividi delle tenebre.

Nell’ora del nostro Calvario,

tu, che hai sperimentato l’eclisse del sole,

stendi il tuo manto su di noi,

sicché, fasciati dal tuo respiro,

ci sia più sopportabile la lunga attesa della libertà.

Alleggerisci con carezze di madre

la sofferenza dei malati.

Riempi di presenze amiche e discrete

il tempo amaro di chi è solo.

Ripeti ancora oggi la canzone del Magnificat,

e annuncia straripamenti di giustizia a tutti gli oppressi della terra.

Non ci lasciare soli nella notte a salmodiare le nostre paure.

Anzi, se nei momenti dell’oscurità ti metterai vicino a noi

e ci sussurrerai che anche tu,

Vergine dell’avvento,

stai aspettando la luce,

le sorgenti del pianto si disseccheranno sul nostro volto.

E sveglieremo insieme l’aurora.

Così sia”.

 + don Giuseppe Satriano – Arcivescovo

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