Mons. Satriano: Quaresima: chiamata alla gioia!


​Di Pasqua in Pasqua e di Quaresima in Quaresima camminiamo verso la pienezza della vita, segnata dalla Salvezza operata da Cristo e a noi donata mediante il Battesimo.

​Dare inizio a questo cammino è per noi motivo di gioia e non di tristezza; è motivo di impegno e non di rilassatezza; è opportunità di conversione ad una vita bella, audace, ricca di senso e di luce.

​Il segno che accompagna questo nuovo cominciamento è data dalle ceneri. 

Una realtà povera, fragile, venuta fuori dal fuoco che tutto consuma. Polvere finissima, sottile, simile a terra, scaturita dai nostri impegni mancati, dalle nostre promesse tradite, dai nostri verdi rametti di ulivo che agitavamo osannanti nel giorno delle Palme dello scorso anno e che ora ci narrano le occasioni fallite di rendere migliore noi stessi.

​Queste ceneri, che parlano di morte, sono, nella loro apparente povertà, un fertilizzante potente, quello che utilizzavano i nostri nonni per concimare i terreni, le colture. 

​In questa morte apparente è contenuta la vita. Oggi attestiamo con gioiosa fiducia che Dio continua a credere in ciascuno di noi.  Egli non smette di credere nella nostra capacità di redenzione, di conversione. 

​È vero queste ceneri sono segno penitenziale antico, con cui si evidenziava la consapevolezza della propria miseria bisognosa della misericordia divina.

​Al tempo stesso, però, esse diventano quel concime spirituale, l’umiltà, con cui siamo invitati a prenderci cura di noi perché possiamo portare frutto.

​Infatti come ci aiuta a riflettere il Vangelo di oggi, il cammino del cristiano fugge ogni propaganda e pubblicità, e nel segreto, lontano dagli sguardi altrui e propri, scandisce il suo passo, le sue scelte più vere.

​La sfida è quella di far risplendere in noi, con l’aiuto della grazia, della misericordia, la nostra figliolanza divina donataci da Cristo, mediante la sua morte e risurrezione.

​Se dalle origini del mondo eravamo semplici creature, realtà bella e buona, contemplata con meraviglia dagli stessi occhi del Creatore, con Cristo siamo divenuti figli.

​È questa la realtà luminosa a cui ci conduce il cammino quaresimale e la Santa Pasqua: ricomprendere, riacquisire con vigore la nostra figliolanza divina sapendo riconoscere e combattere il nostro peccato.

​Se non siamo consapevoli di essere figli, e figli amati dal Padre, è perché gli abbiamo voltato le spalle con i nostri atti di orgoglio, che ci rendono padroni di noi stessi ma impermeabili all’Amore.

​Se non capiamo cosa significhi sentirsi figli amati da Dio è perché abbiamo indurito il cuore in scelte egoistiche, avide, bramose di possesso, di garanzie e di sicurezze ma povere di fiducia, di dono e di apertura del cuore agli altri.

​Spesso siamo sordi e muti.

Incapaci di ascoltare la voce di un Dio che ci invita nella sua casa, non possiamo testimoniare la bellezza di un cuore che ti accoglie sempre, sempre.

​Le ceneri ci riconducono ad una sana consapevolezza: quella del nostro limite. Come dice la Scrittura: “siamo polvere e polvere ritorneremo ad essere”. 

​In altre parole siamo inconsistenti.

Nella nostra vita non c’è consistenza, ma fragilità, povertà. Non c’è comunione, condivisione ma egoismo. Non possiamo determinarci a partire da noi stessi.

​Lo abbiamo sottolineato tante volte e oggi lo ripetiamo al nostro cuore: solo in Dio, solo con Lui, solo grazie a Lui noi possiamo trovare un senso alla vita, alle realtà create, al dolore.

​Ecco la conversione che la Quaresima ci chiede: tornare a comprendere che il nostro essere figli di Dio richiede la determinazione ad un impegno e ad una responsabilità vera nei confronti del mondo intero.

​Morire a noi stessi e aprirci all’altro che è il fratello, all’altro che è Dio è l’impegno pasquale che assumiamo stasera.

​Le ceneri ci ricorderanno il sepolcroda cui vogliamo risorgere: il nostro peccato; e allo stesso tempo la possibilità nuova di rinascita, di gemmazione, di fioritura a cui la nostra vita anela.

​Carità, preghiera e digiuno … 

siano gli strumenti con cui realizzare questo percorso; 

siano l’aratro con cui dissodare il nostro terreno duro e sassoso; siano gli “spazi” nei quali riappropriarci della nostra vita, della nostra intimità, della verità del nostro agire, sottraendolo alla logica dell’apparire.

​Se sapremo vivere con impegno questo tempo la Pasqua si dischiuderà dinanzi a noi, bella e luminosa, portatrice di speranza, ricca di generatività per la vita di tutti noi.

​Il nostro deserto tornerà a fiorire e sarà gioia per tutti.

​​​​​​Buon cammino.

​​​                                ​+ don Giuseppe​​​​       

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