Messaggio per il 1 maggio dall’Ufficio Pastorale Sociale e il Lavoro Diocesano

Quest’anno il tema che accompagna tutta il pensiero del mondo del Lavoro è: “Il lavoro per la partecipazione e la democrazia”; Un Lavorare che è fare “con” e “per”.

Papa Francesco nella Fratelli Tutti al numero 162. Afferma che è necessario: «assicurare a tutti la possibilità di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze. Questo è il miglior aiuto per un povero, la via migliore verso un’esistenza dignitosa. Perciò insisto sul fatto che «aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro».

Alla luce di tutto questo cosa vuol dire oggi festeggiare il primo maggio, la festa dei lavoratori quando invece si evidenzia sempre più il decadimento di esso. Non si può sminuire il lavoratore ad una festa serale o ad un semplice momento di svago ma si dovrebbe approfondire dando spazio a coloro che, probabilmente non hanno voce in questa realtà dura. Sì pensi a coloro che stanno per perdere il lavoro, a coloro che vengono licenziati, a coloro che sono in cassaintegrazione, a coloro che vengono sfruttati, al lavoro minorile che dilaga sempre di più, alla mancanza di parità nel lavoro tra i generi e ai tanti altri esempi che potremmo star qui a menzionare.

Come per loro può essere la festa del lavoro o del lavoratore? Papa Francesco ci dice ridando dignità a loro, non solo facendo il gesto momentaneo del dono del denaro ma procurando loro un lavoro dignitoso.

Come sarebbe bello se nel giorno della festa di San Giuseppe lavoratore si possano creare dei progetti di lavoro così da esprimere una partecipazione di democrazia con il lavoratore per il lavoratore, allora si sarebbe festa, sarebbe una grande festa per loro, per la loro dignità ritrovata, per le loro famiglie che possono ritrovare una stabilità di vita così da poter vivere e non sopravvivere.

Ancora Papa Francesco nella Fratelli Tutti al numero 169 afferma: «Occorre pensare alla partecipazione sociale, politica ed economica in modalità tali che includano i movimenti popolari e animino le strutture di governo locali, nazionali e internazionali con quel torrente di energia morale che nasce dal coinvolgimento degli esclusi nella costruzione del destino comune; al tempo stesso, è bene far sì che questi movimenti, queste esperienze di solidarietà che crescono dal basso, dal sottosuolo del pianeta, confluiscano, siano più coordinati, s’incontrino». Questo, però, senza tradire il loro stile caratteristico, perché essi sono seminatori di cambiamento, promotori di un processo in cui convergono milioni di piccole e grandi azioni concatenate in modo creativo, come in una poesia. In questo senso sono “poeti sociali”, che a modo loro lavorano, propongono, promuovono e liberano.».

A tal proposito anche i Vescovi italiani non fanno altro che porre lo sguardo verso i lavoratori, consapevoli dei propri doveri, affinché si sentano corresponsabili del buon andamento dell’attività produttiva e della crescita del Paese e partecipando con tutti gli strumenti propri della democrazia ad assicurare, non solo per sé ma anche per la collettività e per le future generazioni, migliorino le condizioni di vita.

A questo punto voglio concludere con un pensiero di Khalil Gibran: «Chiese allora un aratore: parlaci del lavoro. Ed egli rispose dicendo: Voi lavorate per poter andar di pari passo con la terra e la sua anima. Poiché oziare significa diventare estranei alle stagioni, e uscire dalla processione della vita, che in fiera sottomissione avanza maestosamente verso l’infinito. Quando voi lavorate siete un flauto che nel suo cuore volge in musica il mormorio delle ore. Chi di voi vorrebbe essere una canna muta e silenziosa quando tutte le altre cantano insieme all’unisono? Vi è sempre stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura. Ma io vi dico che quando lavorate realizzate una parte del sogno più remoto della terra, a voi assegnata quando quel sogno nacque, Ed è nel mantenervi con fatica che voi in verità amate la vita. E amare la vita attraverso la fatica significa essere molto prossimi al suo segreto più profondo.».

Buona festa del primo maggio dal direttore dell’Ufficio Pastorale Sociale e il Lavoro della Diocesi di Rossano – Cariati, don Massimo Alato.

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