“…hanno accolto degli angeli
senza saperlo!”
“Perseverate nell’amore fraterno. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo” (Eb 13,1-2).
Sorelle e fratelli carissimi,
in questo testo, contenuto nell’Appendice della Lettera agli Ebrei, l’Autore, nelle sue raccomandazioni, mette al primo posto l’amore fraterno, che si esprime anzitutto nell’ospitalità ed è significativo che, tra le motivazioni per incoraggiare a vivere l’accoglienza, c’è anche quella che fa riferimento alla possibilità di ospitare degli angeli.
È chiaro che il rimando è a tanti episodi biblici, primo fra tutti quello che racconta la visita di Dio ad Abramo alla Quercia di Mamre. Nei tre personaggi che danno al Patriarca l’annuncio della nascita del figlio Isacco, la tradizione cristiana ha identificato le tre Persone della Santissima Trinità, di cui l’arte ci ha lasciato opere meravigliose e cariche di significato biblico, teologico e spirituale.
L’accoglienza dell’altro, per noi credenti in Cristo, non è solo un grande gesto di solidarietà, ma diventa anche una testimonianza di fede in Dio, il quale si manifesta nel volto di ogni uomo e donna che incontriamo lungo il nostro cammino.
Inoltre, l’accoglienza di un essere umano, a qualsiasi popolo appartenga, qualunque sia il colore della pelle, il credo religioso, lo stato sociale, rende visibile la Chiesa nella sua cattolicità. Con l’Incarnazione, infatti, ogni uomo e donna entra a far parte della famiglia ecclesiale. Non è un caso che, per il cammino sinodale in atto, Papa Francesco ha invitato ogni persona a contribuire alla realizzazione di una nuova visione di Chiesa.
Infine, l’ospitalità consente di contrastare quella “cultura dello scarto” che tanti danni sta causando all’umanità.
Prendendo spunto dal citato brano della Lettera agli Ebrei e alla luce delle conseguenti riflessioni che ho voluto condividere con voi, desidero ringraziare tutta la nostra Chiesa diocesana per l’esperienza che stiamo vivendo insieme dal 24 febbraio scorso, giorno in cui è iniziato il conflitto in Ucraina.
Accogliendo l’accorato appello di Papa Francesco, fin da subito siamo entrati nella preghiera, invocando il Principe della Pace affinché si ponesse subito fine a questa guerra ingiusta, definita dal santo Padre “una pazzia”. Abbiamo pregato come singoli, come comunità parrocchiali e come Diocesi. Ricordo, in particolare, il momento di preghiera vissuto a Schiavonea il 26 febbraio insieme alla comunità Ucraina. Giovedì 17 marzo, la Caritas Diocesana ha invitato tutte le Comunità parrocchiali a ritrovarsi per una veglia di preghiera per la Pace. Il 20 marzo, a Schiavonea, organizzato dall’UNITALSI, è stato recitato un Rosario per invocare il dono della Pace. Il 25 marzo ci siamo uniti al mondo intero nell’atto di Affidamento e di Consacrazione dell’Umanità e in particolare della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Venerdì 8 aprile, durante la Via Crucis Diocesana, alcune stazioni hanno sviluppato una riflessione sui danni che questa guerra sta creando, sulle sue cause e anche sulla grande catena di solidarietà che si è creata nei confronti delle sorelle e dei fratelli provenienti dall’Ucraina accolti nelle nostre famiglie.
Inoltre, accogliendo le indicazioni della Caritas Italiana, domenica 6 marzo, in tutte le parrocchie della Diocesi è stata fatta una raccolta di € 17.000,00 che ha dimostrato la forte generosità della nostra gente. A questi si aggiungono altri € 5.000,00 versati sul conto corrente della Diocesi da tante altre persone. Molto bello anche il gesto compiuto dalla Comunità della Casa Circondariale di Corigliano Rossano, dove i nostri fratelli reclusi hanno raccolto e inviato alla Caritas € 1.083,00. Anche la raccolta della Quaresima di Carità, che sarà consegnata il Mercoledì Santo, durante la Messa Crismale, sarà destinata ancora al sostegno delle iniziative di solidarietà per l’Ucraina.
Quando ci è stato chiesto di offrire la disponibilità ad accogliere quanti scappavano dal conflitto per cercare rifugio in Italia, nei diversi incontri avuti con la Caritas Diocesana e con l’Ufficio Migrantes, ho espresso il desiderio di vivere un tipo di accoglienza diffusa, chiedendo alle famiglie e alle parrocchie della Diocesi di ospitare le mamme e i bambini provenienti da quella terra nelle proprie case. Da qui è nata l’iniziativa: “Rifugiato a casa mia”.
Come era prevedibile, il nostro territorio, che da sempre ha avuto una vocazione all’accoglienza, ha risposto con grandezza d’animo. Circa 200 famiglie hanno aperto le porte delle loro case. Questo ha consentito, su un totale di 200 rifugiati arrivati nel nostro territorio, di ospitare 23 persone e di poter garantire ancora ospitalità per il futuro. Quanta tenerezza traspare dagli occhi dei bambini che hanno trovato famiglie e comunità parrocchiali disponibili a condividere un tratto della loro storia, che sicuramente lascerà un segno indelebile nella loro vita! Il volto delle donne, segnato dalla sofferenza per aver lasciato i loro uomini a combattere una guerra ingiusta e costrette ad abbandonare le loro case, molte delle quali distrutte dalle bombe, si è aperto al sorriso di chi crede che la vita, in ogni caso, vince sempre!
Desidero anche evidenziare l’intraprendenza di quanti, come singoli, scuole o associazioni, si sono affiancati alla Diocesi per la raccolta di generi alimentari, vestiti, medicinali o nel porre altri gesti dal sapore tipicamente evangelico.
I venti di guerra, purtroppo, ancora spirano. L’egoismo del cuore umano ha annebbiato la vista di chi, incurante della lezione che la storia ci ha dato, tradotta nel grido: “Non esiste una guerra giusta”, pensa che con la forza delle armi si possa ristabilire un equilibrio che ormai si è spezzato. La consapevolezza che il “dio denaro” sembra aver preso il sopravvento sulla ragione e sul buon senso, quasi ci porta allo scoraggiamento. Le strategie per porre fine ai conflitti, basati solo sulla corsa agli armamenti, stanno rivelando la loro inefficacia. Per non parlare della responsabilità che ognuno di noi deve sentire come un pugno nello stomaco. Già, perché tutti siamo responsabili, in qualche modo, di quanto sta succedendo in Ucraina e in tante altre parti del mondo. La corsa agli armamenti e gli ingenti investimenti per costruire armi avvengono proprio da noi!
Ebbene, nel messaggio per la Quaresima esortavo a “Non stancarsi nel fare il bene”; questo invito, oggi, si rinnova con gioia ed entusiasmo perché un grande e luminoso annuncio ha raggiunto il cuore di ciascuno: “Cristo è risorto. È veramente risorto. Alleluia”. Da quando Gesù è risorto non c’è più spazio per la tristezza e i nostri sogni non possono non aprirsi alla speranza che l’umanità si converta all’Amore.
I gesti di solidarietà, sopra elencati, sono segni di risurrezione. Certo, non dobbiamo abbassare la guardia! Mi raccomando: non corriamo il rischio di circoscrivere in un tempo limitato la nostra generosità, ma diventiamo operatori di giustizia e di pace nella nostra quotidianità.
Stringiamoci tutti in un grande abbraccio di tenerezza nel quale avvolgere le tante vittime di violenza del nostro territorio, i tanti fratelli e sorelle sfruttati nei luoghi di lavoro, stretti nella morsa del caporalato, e la vita di chi ancora soffre a causa della pandemia.
Grazie di cuore, dunque, a tutti: a voi, Confratelli sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, alle Comunità parrocchiali, alle Istituzioni civili e militari, alle Associazioni di volontariato, a tutti!
Camminiamo insieme lodando e ringraziando il Signore per le meraviglie che opera sempre nella nostra vita.
Nelle gelide crepe dell’umana esistenza è nascosta la calda luce di una rinascita;
nel grembo delle ferite del cuore è sepolto un seme di eterno pronto a germogliare.
È Pasqua!
Festa della Vita
che illumina il mistero della morte;
Festa della Gioia
che attraversa il labirinto del dolore;
Festa di una Pace
già donata e sempre desiderata;
Festa dell’Amore
che si dona e rinnova la promessa della Fraternità nei solchi della storia.
Auguri di Buona Pasqua.
+ don Maurizio