Messa in Coena Domini – Omelia dell’Arcivescovo

 

lavanda dei piediPrima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine

Gv13,1

 

Con queste parole l’evangelista Giovanni ci introduce nel mistero della celebrazione di oggi, densa e significativa.

Quanto l’Evangelista descrive precede il compimento della storia della salvezza.

 

Tutto converge verso “l’ora” del compimento, quando secoli, millenni di storia umana, troveranno il loro senso ultimo, in quell’atto d’amore in cui Gesù offre la sua vita sulla croce esclamando: “Tutto è compiuto”. Gv 19,30

 

Egli va fino in fondo accogliendo l’esito terribile a cui gli eventi lo preparano. Tutto parla di libertà e responsabilità:

avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” Gv 13,1

 

Questa Santa Cena ha il sapore di un amore vero e determinato. Gesù fa della vita, della sua vita, un dono autentico a coloro che ama.

 

Dona se stesso nell’Eucaristia e nel servizio della lavanda dei piedi offre ai suoi un segno di purificazione che rende ciascuno partecipe del mondo di Dio stesso.

 

Quell’acqua che scorre dalla brocca e attraversa i piedi, infrangendosi nel catino porta con sé i nostri peccati, anticipazione di quell’acqua che sgorgherà dalla croce come lavacro per tutta l’umanità.

 

E’ l’amore che purifica, rinnova, risana e restituisce speranza alla vita.

 

Il gesto di Gesù va accolto senza riserve, senza se e senza ma, e il dialogo con Pietro lo attesta. Al tempo stesso è un gesto che va ripetuto.

C’è un mandato, per noi che siamo suoi discepoli, fare quello che lui ha fatto.

 

Non si tratta solo di servire in un atteggiamento solidaristico, di volontariato umanitario verso i bisogni del mondo. Quello che Gesù ci chiede è operare con la nostra vita perché l’altro possa passare da questo mondo al mondo di Dio, possa entrare nel regno dell’amore di Dio.

 

Il servizio diviene la strada privilegiata di una fede che attesta il reale amore che Dio nutre per i suoi figli e ripropone, con struggente semplicità, l’attualità della croce.

 

Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”.

Mt 20,28

 

Direbbe il santo vescovo Tonino Bello che: “È nel servizio la strada che porta alle sorgenti della nostra regalità. E l’unica porta che introduce nella casa della credibilità è la porta del servizio”. (La stola e il grembiule)

Sì! La vera dignità del discepolo di Cristo trova nel servizio la sua dimensione più alta e nobile, la testimonianza più autentica di appartenenza a Lui: servo per amore.

 

Miei cari, tutto questo siamo chiamati a vivere stasera imparando a cogliere mediante il linguaggio dei segni, dei simboli, la forza dirompente dell’eucarestia di cui ci nutriremo e che adoreremo subito dopo negli altari della reposizione.

 

Vivere la Cena del Signore è accettare la proposta di comunione profonda con Lui. Non siamo invitati ad una rassicurante e consolante intimità con Lui.

No! Egli ci proietta verso la storia, verso gli altri, verso i poveri con il preciso intento di rendere reale, vera la sua “opera di salvezza”.

 

Invitati al suo banchetto siamo chiamati ad essere un solo corpo ed un solo spirito con Lui per poter condividere con Lui la divina follia della croce: la salvezza del mondo mediante la donazione di se stessi.

 

Ecco il senso di questa celebrazione, che ripercorre i passi della Pasqua vissuta da Cristo: interpretare la vita non dal desiderio di possesso e di concupiscenza delle cose e delle persone, ma aprire il cuore per donare, spalancare la vita mettendo al centro l’altro, mediante il servizio.

 

Con questo spirito e in silenzio, in profondo raccoglimento, viviamo tutta la celebrazione.

 

Fra poco laverò a 12 di voi i piedi, non sono solo i loro piedi ma i piedi di tutti voi, i piedi della gente di questa amata Chiesa di Rossano-Cariati.

 

È il Signore che, oggi come ieri, desidera purificarci col suo Amore.

Lasciamoci purificare sino in fondo, apriamo il cuore a questo Dio che ci ama e non si dimentica mai di noi.

 

Sappiate però che anch’io ho bisogno di sentirmi purificato e amato dalla Misericordia del Signore, perciò mentre vivo questo momento piegato su di voi pregate per me e per la mia conversione perché anch’io possa essere vero servo della Parola e dell’amore di Dio verso di voi.

 

Dio vi benedica! Così sia.

+ Giuseppe Satriano

 

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