LETTERA PER L’APERTURA DELL’ANNO GIUBILARE DELLA SPERANZA NELLA CHIESA DI ROSSANO-CARIATI

Carissimi fratelli e sorelle,
l’anno Giubilare della Speranza inaugurato da Papa Francesco a Roma qualche giorno fa, invita anche noi oggi ad iniziare un cammino nuovo di conversione e di riconciliazione con Dio e tra di noi. Siamo chiamati a riscoprirci pellegrini di speranza e a varcare insieme la porta che è Cristo, nostro cammino e nostra meta (Gv 10, 7). È Lui infatti la via che ci conduce ad un incontro autentico con il Padre e a riprendere il cammino di comunione e di amore con i fratelli. Non si tratta di una pratica da vivere soltanto durante un pellegrinaggio a Roma o in una delle Chiese designate ma di fare di questo anno un’opportunità di rinnovamento e di crescita nella fede per diffondere quei segni di speranza che tanto andiamo cercando e costruendo nel nostro cammino di Chiesa diocesana.
Certo, saremo anche chiamati ad attraversare la Porta Santa, uno dei simboli più forti dell’anno giubilare, significato nel passaggio che ogni cristiano deve fare dal peccato alla grazia, dal buio alla luce, dalla morte alla vita.

Come ho scritto in precedenza, in diocesi saranno almeno 5 le chiese chiamate a diventare luoghi in cui sperimentare l’amore di Dio che consola, perdona e dona speranza. Si tratta: della nostra chiesa Madre,

  • la Cattedrale Maria Santissima Achiropita, area urbana Rossano
  • la Concattedrale San Michele Arcangelo in Cariati
  • il Santuario Santa Maria Assunta in Longobucco
  • il Santuario Santa Maria ad Nives, area urbana Corigliano
  • il Santuario Santa Maria delle Grazie in Spezzano Albanese

Anche presso il Santuario di San Francesco di Paola, centro Storico di Corigliano durante la novena, i venerdì a lui dedicati e nel giorno della festa patronale, così come in tutte le comunità parrocchiali del territorio diocesano nel giorno di festa del santo patrono, si potrà lucrare l’indulgenza giubilare.
Grazie a questi “santuari” avremo la gioia di rinnovare con fiducia il nostro battesimo e vivere fedelmente la nostra vocazione cristiana.
Ma mi permetto di indicare anche altre “porte” altrettanto importanti come quelle dei “santuari designati”, che è necessario attraversare per rendere ancora più significativo e rilevante questo nuovo anno che iniziamo. Sono le porte che quotidianamente attraversiamo, quasi senza accorgercene ma che ci portano a luoghi dove la speranza può crescere, fiorire e portare frutto per noi e per gli altri, per tutti. Ve ne propongo sette, una per ogni giorno della settimana, augurandovi di passare attraverso questi “santuari” con coraggio, fiducia e speranza.

Il Santuario che è l’altro
Il primo santuario da attraversare è quello del fratello e della sorella che è diverso da me, che non la pensa come me; è l’altro che incontro anche mio malgrado, l’altro che mi causa pesantezza, l’altro che non vorrei incrociare, l’altro da cui distoglierei immediatamente lo sguardo; l’altro che mi ha ferito, l’altro che è stato causa di dolore o di conflitto ancora aperto. Il passo da fare verso di lui potrebbe essere quello del dialogo, del sorriso, della comprensione o addirittura della riconciliazione, del perdono o dell’amore con il desiderio di costruire ponti e non muri.

Il Santuario che è la famiglia
Anche la famiglia è un altro santuario da frequentare con gioia. È in essa che la speranza può crescere, attraverso la cura reciproca, l’ascolto, la stima, il rispetto, il dialogo. Quanti conflitti in famiglia, quanti litigi, quante aggressioni e violenze. Varcare la soglia della famiglia significa valorizzare tutti, grandi e piccini, malati e anziani, prendersi cura dei più fragili e vulnerabili; significa riscoprire la gioia dello stare insieme, la tenerezza di un abbraccio o di una carezza. Significa anche trovare uno spazio e un momento per la preghiera; rinunciare alla TV o al telefonino per giocare, ascoltare, sedersi a tavola insieme, così che tutti possano sentirsi a casa e in ciascuno cresca il desiderio di tornare in famiglia dopo una giornata pesante di lavoro o di studio, oppure dopo un tempo di “esodo” quasi forzato.

Il Santuario che è la comunità
Un terzo “santuario” da visitare è quello della comunità. Come viviamo la nostra appartenenza alla Chiesa, alla comunità o al gruppo a cui apparteniamo? Come vivo il servizio che mi è chiesto? Come collaboro? Quale spazio do agli altri? So promuoverli anche facendomi da parte? Riconosco i doni altrui? È bene chiedersi cosa posso fare per arricchire la mia comunità, come posso servirla piuttosto che chiedersi che cosa la comunità può fare per me. Varcare la soglia della comunità significa quindi vivere appieno il proprio battesimo, mettere a frutto i propri talenti, educarsi all’amore fraterno.

Il Santuario che è il povero
Un’ulteriore soglia che dobbiamo attraversare è quella che ci conduce verso i poveri e i bisognosi: sono i santuari più nascosti, vulnerabili e sensibili della nostra società. Su loro e su come ci accostiamo a loro si misura la nostra appartenenza a Gesù. Oggi però corriamo il rischio di abituarci alle loro sofferenze, ai loro disagi, alle loro richieste e di rassegnarci alla loro situazione, dimenticando la nostra responsabilità e il nostro impegno di cristiani. In questo anno giubilare, siamo chiamati a varcare la soglia della povertà con gesti concreti di solidarietà, accoglienza e sostegno. La speranza si manifesta quando decidiamo di non voltare le spalle a chi soffre, ma di camminare insieme al povero al bisognoso, al carcerato, all’ammalato, a chi vive in solitudine, al vulnerabile come segni dell’amore di Dio che non esclude e non si rassegna al malessere di nessuno.

Il Santuario che è la terra
La terra, la nostra madre terra, la nostra casa comune, è anch’essa un santuario da custodire e da preservare. È il santuario sul quale camminiamo ogni giorno; tutti noi sappiamo gioire di un bel paesaggio, contemplare l’alba o il tramonto, la montagna e il nostro mare. Ma ancora troppo pochi fra noi sanno indignarsi per gli abusi, per gli sprechi, per ogni sorta di inquinamento. Troppi tra noi ancora dimenticano l’impegno verso l’ambiente, e facilmente lo sfigurano. La società dei consumi ha creato rifiuti smisurati e non riusciamo più ad aggiustare nulla, non riutilizziamo e non ricicliamo, pur avendo fatto dei passi avanti anche nei nostri Comuni. Continuiamo a rinunciare a differenziare gli scarti preferendo abbandonare i rifiuti lungo le strade, peggio ancora lungo i fiumi o gettandoli dai dirupi. Che questo anno giubilare sia l’occasione per adottare nuovi comportamenti, “stili di vita” più sostenibili, ripulendo gli spazi pubblici, restituendo alla natura la sua bellezza e la terra alle generazioni future.

Il Santuario che è la città
La città, in cui viviamo e operiamo ogni giorno, è un altro santuario di cui prendersi cura. Per noi cristiani la città è innanzitutto il luogo in cui siamo chiamati a vivere i valori evangelici, in particolare l’onestà, la giustizia, la solidarietà, la legalità e la cura per il bene comune. Viviamo in un territorio che molti ci invidiano; le nostre città sono dei veri e propri luoghi sacri, ricchi di storia e di tradizioni. Siamo invitati a fare delle nostre città luoghi di vita e di speranza, in cui ogni gesto di rispetto, ogni piccolo servizio, ogni atto di cura diventi un modo per far vivere il passato e aprire le sue bellezze, i suoi monumenti, le sue tradizioni al futuro.

Il Santuario che è Dio
Infine, il santuario più importante è quello che ci conduce all’incontro con Dio. Certo potrà essere l’occasione del pellegrinaggio organizzato, famigliare, comunitario o individuale che sia ma potrà essere anche l’opportunità per riscoprirLo nella preghiera, nella meditazione della Sua Parola, nella celebrazione dei sacramenti. La speranza cresce e si alimenta nell’intimità con Dio, nel silenzio che lascia spazio all’ascolto della Sua voce che ci illumina, ci chiama e ci guida. Il Giubileo diocesano che iniziamo oggi ci sproni a fare quel passo quotidiano e fedele verso Dio, a cercarlo nelle piccole o grandi cose di ogni giorno, a rinnovare la nostra fede e a guardare a Lui come fonte di speranza e di comunione, soprattutto nei momenti di difficoltà e di prova. Finché c’è speranza c’è vita!

Cari fratelli e sorelle,
l’anno giubilare che abbiamo la gioia di vivere è una grande opportunità per varcare le soglie di questi simbolici santuari o di altri che lo Spirito potrà suggerirci ancora per rinnovare la speranza in ogni ambito della nostra vita. Attraversiamo questi santuari con la libertà dei figli di Dio, con impegno, amore e fiducia nel futuro. Sentiamoci tutti impegnati ad agire concretamente, a trasformare e trasfigurare la nostra vita, la nostra città, la nostra famiglia, il nostro mondo in luoghi di giustizia, di verità e di pace.
La speranza non resti soltanto una bella parola, ma diventi realtà nel vissuto di ogni giorno.
Con affetto e benedizione,

✠ don Maurizio
Arcivescovo di Rossano Cariati

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