Discernimento comune e conflitti

Con un braistorming sulle parole “discernimento” e “conflitti” si è aperto l’incontro di formazione rivolto in mattinata ai sacerdoti presso la Parrocchia Maria Madre della Chiesa e nel pomeriggio ai laici riuniti nel salone della Parrocchia Santa Maria ad Nives a Schiavonea.

Guidati da padre Luca Garbinetto, religioso presbitero della Pia Società San Gaetano, missionario, teologo e psicologo, i due gruppi sono stati aiutati a riflettere sulla necessitò di avere un metodo per fare discernimento all’interno delle nostre comunità come delle parrocchie, dei gruppi come in famiglia.

Il discernimento deve diventare uno stile di vita. Due parole care a papa Francesco una a supporto dell’altra soprattutto in questo anno in cui la Chiesa italiana ha voluto legare alla fase sapienziale del sinodo il discernimento nella vita pastorale.
Discernere è l’arte di chi è in costante vigilanza per ascoltare e riconoscere negli eventi della vita quotidiana la voce del Signore. Dio non ci parla in tutte le cose che accadono, ma ci parla nella risonanza cha ha dentro di noi tutto ciò che viviamo. Un dialogo che può avvenire solo nell’intimità, solo nel paziente lavorio su se stessi, per conoscersi e imparare ad ascoltarsi sempre più.
Ogni discernimento avviene dentro un orizzonte di riferimento che non è scontato neppure per una comunità di servizio e di fede come possono esserlo le nostre comunità parrocchiali. Lo si presuppone ma può non esserlo ed è per questo a volte nascono i conflitti.
Si fa necessario un metodo che è riassumibile in 5 tappe o momenti tra loro connessi:
Vedere: leggere la realtà sapendone cogliere, risorse e limiti;
Illuminarla alla luce dei valori di riferimento;
Agire: programmare azioni concrete, passi possibili secondo il classico sistema: Chi? Che cosa?: Come? Dove e Quando?
Verificare: chiedendosi come è andata, senza paura di ammettere fatiche, difficoltà conflitti nelle varie fasi.
Celebrare: festeggiare con un simbolo (cena, passeggiata, regalo) ciò che è stato realizzato come dono e conquista.
I conflitti esistono, ci ha ricordato padre Luca, e sono delle tensioni che emergono per il bisogno di potere che ciascuno di noi si porta dentro per sentirsi vivo. Non è negandoli che si risolvono. Una vita tranquilla non esiste. E’ un inganno che impedisce di lavorare seriamente nelle nostre relazioni con gli altri. La nostra vita infatti si svolge tutta nella tensione tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere.
Ogni conflitto ben gestito può diventare un passaggio di crisi, che fa crescere, e può far crescere il gruppo aiutandolo a rivedere le sue finalità.

Esistono 4 fonti del conflitto:
1) A livello degli orizzonti (contano i valori, perché lo facciamo?)
2) A livello delle attuazioni (necessaria a volte una mediazione; cosa/come facciamo?)
3) A livello dell’interiorità (come stiamo?) e alla comunità (come viviamo tra noi?)
4) A livello esterno (cosa pensano gli altri di noi? Ha senso ancora quello che facciamo?)

Accettiamo che i conflitti esistono e impariamo a guardare la realtà con uno sguardo contemplativo cercando e volendo il bene di tutti attraverso il dialogo, sapendo che tutti noi abbiamo aspettative e pre-comprensioni sugli altri e sulla realtà, assumendo con responsabilità la nostra parte e il nostro ruolo all’interno delle comunità o dei gruppi.

Con grande pazienza e competenza padre Luca ha concluso la sua riflessione invitando i presenti a rinunciare ad alcuni falsi miti in cui tutti prima o poi incorriamo. Non dimentichiamo invece che:
che una vita serena e tranquilla non esiste;
che non serve cercare a tutti i costi un colpevole il (capro espiatorio),
che non arriverà una soluzione magica dal cielo o dall’esterno;
che con il tempo passa tutto.

Con un meritato applauso si è conclusa la giornata che ha lasciato in tutti il desiderio di approfondire i contenuti presentati imparando a fare proprio il metodo del discernimento.
A padre Luca la riconoscenza per la chiarezza di esposizione e la ricca carrellata di esempi nei quali ciascuno ha potuto specchiarsi riconoscendo in essi le proprie dinamiche personali e la vita delle proprie comunità o gruppi.
Alla Diocesi il ringraziamento per le proposte formative offerte a laici e sacerdoti ne corso dell’anno, segno della cura pastorale e della paternità che abitano il sogno di Chiesa del nostro arcivescovo e di quanti con lui hanno a cuore la chiesa diocesana in tutti i suoi volti.

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