Nel giorno del quarto anniversario della nomina di Mons. Maurizio Aloise a nostro Arcivescovo, presso la parrocchia di Santa Teresa di Gesù Bambino, Area Urbana Rossano Scalo, sì è svolto il ritiro spirituale dei sacerdoti della Diocesi.
Dopo la preghiera dell’Ora Terza, l’Arcivescovo ha salutato i presenti e ha ringraziato Padre Luigi Gaetani, Carmelitano Scalzo, il quale ha accolto l’invito a tenere la meditazione, nella quale ha coniugato, in modo chiaro ed efficace, la speranza con la risurrezione di Gesù e ha sviluppando questo tema: “La speranza allarga la vita”.
Partendo dal brano del Vangelo di Matteo, capitolo 14, versetti 22-34, padre Gaetani ha evidenziato come Gesù è maestro di grazia e di vita, perché Egli mette davanti a noi desideri, sogni, al fine di farci aspirare a una vita sovrabbondante. Gesù non si accontenta semplicemente di “vivere”; propone di camminare sulle acque. La vita di Gesù è appassionata, infuocata, ricca di desideri. Egli è come un fuoco. Lo afferma Lui stesso nel Vangelo di Luca: “Sono venuto a portare un fuoco. E come vorrei che fosse già acceso”. Questa è la carta d’identità di Gesù. Non è un uomo spento, indifferente. Non passa senza che le cose lo tocchino profondamente. Al suo tempo, la legge non infuocava più la vita di nessuno perché era scritta su tavole di pietra. Gesù, invece, parla con parole di fuoco. L’espressione “Beati voi”, si può tradurre così: “Possiate scoppiare di gioia”. Gesù, quindi, propone una sequela che vuole trasformare il cuore di pietra in un cuore di carne, che sia cioè capace di vedere i segni della risurrezione già nei volti di chi crede in lui. Santa Teresa Teresa di Calcutta affermava che un sorriso è la forma più efficace di evangelizzazione. Ecco perché oggi è urgente ritornare a riscoprire santi che hanno il senso dell’humor.
E noi, come stiamo a gioia? Gli uomini religiosi, come i Farisei al tempo di Gesù, hanno paura di una vita viva e, quindi, criticano la novità portata da Gesù. Per rimuovere la possibilità che la vita possa essere vissuta nella gioia, l’uomo religioso tenta di eliminarlo. Il Vangelo di Marco racconta che i parenti di Gesù sono preoccupati perché il suo annuncio sconvolgeva il sistema religioso di allora. Gesù non se ne torna a casa con loro e afferma che chi ascolta la parola diventa un suo familiare. Anche Maria, sua madre, deve e entrare dentro questa ottica.
Gesù è per la vita, non per la morte. Egli apre alla speranza. C’è chi invece fonda il suo agire sulla paura. Gli uomini religiosi reagiscono quando Gesù risuscita Lazzaro, perché egli è per la vita, non per la paura della morte. Il potere si nutre di paura. La vita viva si nutre di amore e passione. Di fronte alla vita che si nutre di paura , Gesù dice: “Vieni… alzati”… Perciò la risurrezione è la parola di Gesù che indica la vita viva. Spesso facciamo fatica a vivere da risorti. La lamentela della depressione ecclesiale è lunga. Gesù a Pietro dice altro: “Alzati. Non puoi avere paura stando sulla barca, tu che sei un pescatore”. Pietro infatti crede che Gesù sia un fantasma. E gli chiede di farlo andare da lui. Gesù gli obbedisce e gli dice: “Vieni!”. Per potersi liberare dalla paura, Pietro deve imparare a camminare sulle acque delle sue paure. Non si può basare la vita sulle sicurezze, ma nella la certezza che il Signore è risorto. A volte si corre il rischio di educare alle sicurezze. Invece con Gesù non ci sono sicurezze, perché la vita viva di Gesù è sempre sorprendente. Egli chiede di camminare sulle acque.
La vita del prete non può essere “ferma”, statica, ma deve essere forte, viva, capace di correre il rischio di “perdere” e non di guadagnare. “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà”, dice Gesù. La vita non va conservata, va spremuta, consumata. È necessario stare fuori dall’affanno della vita che una certa cultura di morte diffonde nel mondo di oggi. La risurrezione è il passaggio verso una vita viva. Significa perdere per guadagnare. Nella parabola dei talenti, l’uomo che seppellisce
