ESERCIZI SPIRITUALI DEL CLERO GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE – SESTA MEDITAZIONE

Sesta meditazione
La Casa che ci ospita in questi giorni è tenuta con tanta cura e delicatezza da religiose che appartengono alla Congregazione delle suore di San Giovanni Battista. Il loro fondatore è Sant’Alfonso Maria Fusco. Uno dei tratti più salienti della sua opera e del suo carisma era il desiderio di “occuparsi di tutti i bambini poveri e abbandonati che non potevano contare su nessuna guida, né culturale né spirituale”. Il suo servizio continua ancora oggi attraverso le suore da lui fondate che qui, a Cetraro, oltre a occuparsi dell’ospitalità di sacerdoti, gruppi e famiglie che desiderano vivere momenti di spiritualità, si prendono cura di bambini, ragazzi e giovani che vivono situazioni di disagio familiare, oppure vengono da Paesi dai quali sono costretti a fuggire a causa della fame e della guerra.

In questi giorni Mons. Piccinonna ci ha invitato più volte a fare memoria di persone che ci hanno aiutato a incontrare il Signore. E in questa Casa si vive in un clima che sa di Vangelo.

Nella meditazione di stamattina, Mons. Piccinonna, definendo Giovanni come “il profeta dell’Altissimo”, ha richiamato l’importanza del “mistero” di Dio. Per noi questa parola non richiama qualcosa di sconosciuto, ma indica la presenza di Dio che si è resa visibile in Gesù. In Lui abita tutta la pienezza di Dio. Per cui la parola mistero richiama sia il senso di alterità di Dio (Egli è l’altro e l’oltre), sia il suo essere vicino, Colui che è sempre Emmanuele, Dio con noi.
Riguardo a Giovanni, Mons. Piccinonna ci ha fatto fare un passo indietro, cioè ci ha riportati al racconto dell’annuncio del suo concepimento e alla sua nascita. Questo perché nella nostra vita è sempre importante e necessario andare alle radici della nostra vocazione. Inoltre, è importante sentirci sempre discepoli. Possiamo anche non essere maestri, ma discepoli lo siamo sempre. I genitori di Giovanni sono Zaccaria ed Elisabetta. Come Abramo e Sara, non hanno figli. Questo fa capire come anche Giovanni ha un suo precursore, perché Dio prepara sempre da lontano la sua storia con noi. Giovanni, quindi, è figlio di una sterile e di un muto. Zaccaria, da sacerdote, svolgeva il suo servizio nel tempio e, a sorteggio, al sacerdote toccava fare l’offerta dell’incenso nel luogo più intimo del tempio, dove si stava a contatto con il Santo dei Santi. Zaccaria pregava, rivolgendo a Dio una sua richiesta, ma era anche portavoce dell’attesa di un popolo, che aspettava il compimento delle promesse di Dio. L’Arcangelo Gabriele si presenta a Zaccaria con una espressione ricorrente nella Scrittura: “Non temere”. Da notare che nella Bibbia questa esortazione è presente 365 volte, tante quanti sono i giorni dell’anno. È bello sapere che il Signore, ogni giorno viene a noi e ci dice: “Non temere”. Il senso di questa espressione è profondo. Significa: “anche se stai vivendo questo momento così difficile e incerto, il Signore non si è dimenticato delle sue promesse”. Egli è sempre in mezzo a noi. Zaccaria riceve l’annuncio della nascita di un figlio, di cui Gabriele indica anche la missione.

Nelle parole dell’Angelo è contenuto il senso della vita di Giovanni: egli non sarà mai il primo, ma il secondo. Il primo sarà sempre Gesù. Il nome, che Elisabetta indicherà con forza e Zaccaria scriverà su una tavoletta: “Giovanni” significa: “Dio fa grazia”. Zaccaria, dopo aver rivelato il nome del figlio, canta il Benedictus, il cantico che ci fa comprendere che il nostro cammino di fede non è mai compiuto. Questo canto, che ogni mattina la Chiesa eleva nella celebrazione delle Lodi, esprime la gioia di chi sente forte la presenza di Dio nella storia, anche per chi vive momenti drammatici perché per tutti c’è un sole che sorge dall’alto, il quale rischiara chi “sta nelle tenebre e nell’ombra di morte”. Noi sacerdoti, oggi più che mai, siamo chiamati ad annunciare con forza e con gioia, anzitutto nel e con il presbiterio questa luce che rischiara e che non tramonta mai.

condividi su