Commemorazione defunti.Mons. Aloise:”Una giornata di fede, speranza e amore. La morte non avrà mai l’ultima parola”.

Celebrata la giornata dedicata al ricordo dei defunti. L’Arcivescovo Mons. Maurizio Aloise ha presieduto le celebrazioni eucaristiche che si sono tenute nel cimitero di Corigliano, di Rossano e in quello di Cariati, dinanzi alla presenza delle autorità civili e militari. “È una giornata di fede, di speranza e di amore quella di oggi, in cui ricordiamo i nostri cari che ci hanno preceduto e nello stesso tempo rinnoviamo la nostra fiducia nel Dio che è Gloria dei credenti”. Rifacendosi alle letture del giorno Mons. Aloise ha evidenziato come Isaia ci abbia fatto ascoltare un annuncio di straordinaria consolazione:” il Signore eliminerà la morte per sempre, asciugherà le lacrime su ogni volto”. “Dio, ha proseguito l’Arcivescovo, non è indifferente al dolore. Egli non guarda da lontano la nostra sofferenza: la prende su di sé e in Gesù Cristo il figlio suo ha vinto la morte trasformandola in passaggio di vita. La promessa di Isaia è diventata reale sul Golgota e nel sepolcro vuoto di Pasqua: la morte non ha più l’ultima parola”. “In questo gemito fratelli e sorelle si esprime la nostra fede nella resurrezione. In questo desiderio, in questo gemito interiore noi non crediamo che dopo la morte l’anima si perda nel nulla, ma che ogni persona viva per sempre in Dio, trasformata dal suo amore. Ciò che siamo, i nostri affetti, i legami che abbiamo costruito, non si cancellano, ma viene tutto purificato e portato alla pienezza della vita eterna”. Il Vangelo di Matteo ci pone davanti al grande giudizio finale e ci mostra che la misura del regno è l’amore. “L’amore è concreto, è misericordia vissuta verso i fratelli più piccoli. Ogni gesto di bontà, ogni parola di consolazione, ogni atto di perdono ha un valore eterno” . Il padre arcivescovo ci ricorda che Gesù si fa riconoscere nel volto del povero, del malato, del carcerato, di chi è solo. E nel giorno della sua venuta gloriosa alla fine dei tempi dirà “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. “Questa pagina di Vangelo ancora una volta ci ricorda che la regola suprema del Cristianesimo e della Chiesa è l’amore. Nessuno è chiamato a comandare, ha ricordato Papa Leone, tutti siamo chiamati a servire. Nessuno deve imporre le proprie idee: tutti dobbiamo reciprocamente ascoltarci. Nessuno è escluso: tutti siamo chiamati a partecipare. Nessuno possiede la verità tutta intera: tutti dobbiamo umilmente cercarla e cercarla insieme”. “La porta alla quale ci vogliamo affacciare, la porta del regno, si apre per chi ha saputo amare”. Mons. Aloise con parole di affetto paterno invita a riflettere che il gesto, almeno una volta l’anno, di cambiate i fiori e accendere il lumino sulle lapidi dei nostri defunti, è assolvere a un dovere religioso, ma non è ancora comunione perfetta con i nostri cari defunti: “Non abbiamo bisogno di cristiani che assolvono doveri religiosi, abbiamo bisogno invece, come dice ancora Papa Leone ,di persone che sanno lavorare nel campo della missione, di operai generosi, meglio ancora gli operai innamorati perché di amore stiamo parlando. La porta del regno si apre per chi ha saputo amare e questa è anche la speranza che portiamo questa mattina per i nostri fratelli defunti, che il signore che vede nel segreto riconosca in loro il bene che hanno compiuto e li accolga tra i suoi benedetti.”Fratelli e sorelle ricordare i defunti per noi cristiani non è un atto di nostalgia ma è un gesto di comunione. Essi non sono lontani, vivono in Dio e in Dio siamo ancora uniti. La morte non spezza la comunione, ma la trasfigura. Nella celebrazione eucaristica che stiamo vivendo questa verità diventa una realtà attorno all’altare. Questa mattina il cielo e la terra si toccano: noi preghiamo per loro ma anche loro stanno intercedendo per noi nella comunione dei santi. Oggi celebriamo l’amore che non muore e chiediamo che il Signore ricordandosi sempre della sua misericordia, purifichi le nostre anime e le anime dei nostri fratelli e sorelle defunti, concedendo ad ognuno di loro di partecipare al banchetto eterno, dove ogni lacrima, come abbiamo ascoltato,sarà asciugata”. “Oggi, ha concluso l’Arcivescovo, non siamo qui per celebrare la fine, ma per professare la vita che non finisce. Mentre nominiamo i nostri cari, mentre accendiamo una candela o visitiamo una tomba, diciamo al Signore, con le parole del profeta Isaia, “Ecco il nostro Dio, in lui abbiamo sperato”. Rallegriamoci ed esultiamo per la sua salvezza e insieme affidiamo tutto e tutti a lui”.

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