
Celebrato il primo ritiro del clero Giovedi 16 Ottobre 2025. Nel cuore del mese missionario, oggi, presso la parrocchia Maria Madre della Chiesa, Area Urbana Rossano Scalo, si è svolto il ritiro dei sacerdoti. Dopo la preghiera dell’Ora Terza, l’Arcivescovo ha salutato tutti, in particolare Padre Pietro Rossini, saveriano, il quale ci ha aiutati nella riflessione sulla bellezza e l’importanza di abitare il mondo dei social. Giovane sacerdote, padre Rossini fa parte della Congregazione dei missionari Saveriani. Avrebbe voluto partire per andare in Paesi lontani, ma gli è stato chiesto di restare in Italia perché, attraverso l’esperienza del “missionet”, si occupa dell’evangelizzazione del “sesto continente”, cosí come viene definito il mondo dei social.
Prendendo la parola, padre Pietro Rossini ha detto di essere originario di Salerno. Attualmente vive a Parma e fa parte di un Centro culturale, formato da religiosi e laici, che fanno esperienza di vita comune. Il loro obiettivo è quello di fare risaltare la positività dell’oggi della storia.
Attraverso la proiezione di un video, realizzato da “missionet”, padre Pietro ha raccontato l’esperienza che i missionari Saveriani vivono in Marocco, un Paese dove il 99,9% degli abitanti è di religione musulmana. Il video è una testimonianza concreta di dialogo, amicizia, preghiera comune tra cristiani e musulmani. Dopo un confronto con i partecipanti al ritiro su “Quale idea di missione e di Chiesa viene fuori dalla visione di questo video”, Padre Rossini ha commentato il brano degli Atti degli Apostoli, che racconta l’esperienza di San Paolo ad Atene. Qui l’apostolo ascolta, vede e richiama l’attenzione dei suoi ascoltatori su una statua dedicata al “Dio ignoto”. Prende spunto da questo per annunciare Gesù. Tutti lo ascoltano con attenzione, ma, quando parla di resurrezione dei morti, gli rispondono: “Su questo ti ascolteremo un’altra volta”.
Nel mondo di oggi avviene la stessa cosa. La Chiesa è chiamata a scorgere la presenza di Dio anche nei luoghi dove si pensa che non ci sia e si deve aprire sempre al dialogo con tutti. In seguito a un altro momento di confronto sul significato della parola “virtuale”, Padre Pietro Cosa ha evidenziato che ciò che è virtuale ha un impatto reale nella nostra vita e in quella degli altri. Pertanto, “Virtuale è reale”. I social media, dunque, più che strumenti da usare, sono ambienti da abitare. Essi sono il riflesso di quello che si ha dentro e di ciò che si sperimenta giorno per giorno. Perciò: Come pastori, vogliamo essere presenti in questo mondo? Se la risposta è sì, come? Da influencer? Ma quale messaggio veicoliamo? Bisogna tenere presente che ciò che pubblichiamo può avere influenza sulle persone che ci seguono. La presenza, quindi, implica una responsabilità sul fatto che noi apparteniamo a una Chiesa e la rappresentiamo. Dunque, la nostra presenza sui social media è importante. Padre Rossini ha anche motivato il perché di questa necessità a partire dalla Parabola del buon Samaritano, che Gesù la racconta a partire da una domanda “provocatoria”: “E chi è il mio prossimo?”. Gesù, da buon rabbino, risponde raccontando una storia, perché questa lascia liberi di identificarsi nei personaggi e mette in questione le proprie idee. La domanda di Gesù capovolge quella del dottore: “Chi ti sembra essere stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”.
I social media, pertanto, sono il luogo in cui possiamo incontrare il nostro prossimo digitale, che altrimenti non incontreremmo mai. Sono il luogo dove possiamo vivere il comandamento dell’amore. Sono un potenziale enorme, perché possiamo incontrare tutto il mondo. Soprattutto se si desidera dialogare con i giovani, i social vanno abitati.
Un interessante dibattito è seguito alla riflessione. Dopo c’è stata l’adorazione eucaristica. Il ritiro si è concluso con il pranzo, offerto da don Mimmo Strafaci e don Franco Romano, che il 4 ottobre scorso hanno festeggiato il loro 50° anniversario di ordinazione sacerdotale.
