Ordinazione Presbiterale don Stefano Aita: l’Omelia dell’Arcivescovo

ORDINAZIONE SACERDOTALE

STEFANO AITA  

OMELIA

 

Carissimi,

 

con la celebrazione odierna entriamo nel tempo di Avvento, tempo di grazia in cui veniamo risvegliati ad una tensione operosa verso la meta del nostro pellegrinaggio terreno.

Aiutandoci a scoprire la verità del Natale, l’Avvento ci invita ad assumere la responsabilità dei nostri giorni, in cui scorre la vita di ciascuno, perché siano opportunità di grazia per prepararci all’incontro con Colui che viene: Cristo Risorto.

È così, il Signore viene incontro per introdurre la vita del mondo nel Suo giorno, l’ottavo giorno, giorno di grazia e di pienezza in cui la storia di ciascuno troverà il suo compimento.

Il profeta Isaia, nella prima lettura, ci ha sollecitato: “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri”.

E san Paolo, nella seconda lettura, ha rincarato la dose: “è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino”.

Il brano evangelico, infine, conclude in maniera lapidaria: “Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”.

 La liturgia odierna, invita tutti noi ad avere un cuore pronto, un cuore vigilante capace di lucidità interiore, di intelligenza, di presenza alla storia, non distratto e dissipato.

 

Un cuore che sappia fare unità nell’ascolto della Parola di Dio, interiormente attento alle sue esigenze, responsabile, non indifferente, cosciente di doversi prendere cura di tutto e, in particolare, capace di vigilare su altri uomini e di custodirli.

 

Tutto questo è il senso dell’Avvento che non dura solo il tempo che ci separa dalla festa del Natale, ma è tempo che si prolunga per tutta la vita.

 

Grande diviene il valore della vigilanza evangelica, qualità che richiede forza interiore e produce equilibrio, poiché richiede un grande lavoro su di sé, sul proprio lavoro, sulla propria condotta, sul proprio ministero, ovvero su tutta la sfera delle relazioni che viviamo.

È nella vigilanza che possiamo costruire un autentico percorso di fede, un pellegrinaggio quotidiano che ci conduca ad attestare su tutto la signoria di Cristo.

 

In questo contesto, ricco e provocatorio per la nostra esistenza, viviamo con gioia l’ordinazione presbiterale di Stefano, figlio e fratello amato.

È un segno della grazia e della benevolenza di Dio per noi e per l’esistenza di Stefano.

 

Caro Stefano, credo che da questa celebrazione emergano alcune parole chiave, alcuni atteggiamenti, utili ad interpretare il tuo ministero, ma anche il mio, il nostro.

 

Esse sono:

 

Salire al monte del Signore;

Comportarsi onestamente;

Tenersi pronti.

 

In trasparenza è possibile cogliere uno stile di fondo che le racchiude e ne diviene, al tempo stesso, la condizione:

l’essere pellegrino.

 

Ma andiamo con ordine.

 

SALIRE AL MONTE DEL SIGNORE.

 

In questo camminare da pellegrini verso Colui che viene e bussa alla porta del cuore, c’è la centralità di un atteggiamento che dev’essere la sorgente del vivere sacerdotale: l’incontro, l’intimità con Lui attraverso la preghiera e l’ascolto della sua parola.

 

Salire al monte del Signore è, per Isaia, abitare lo spazio di Dio in cui imparare a percepire la Sua volontà, … “perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri”.

 

Anche per te la Parola sia nutrimento quotidiano per aprire gli occhi e il cuore sul mondo, sulle fatiche e le sofferenze del Suo popolo, per discernere e comprendere la dinamica con cui il Signore si rende presente e orienta la storia, la tua storia

 

Le tue scelte non siano mai frutto di valutazioni autoreferenziali o intrise di un certo narcisismo pastorale che spesso rovina le nostre comunità.

Le tue scelte nascano dal discernimento profondo operato mediante la preghiera, dove come Maria sei chiamato a “meditare ogni cosa”, portandoti dentro il mondo.

 

Stefano, sali “al monte del Signore” mediante la liturgia, nei vari momenti della giornata, per portare a Dio, non solo la tua vita, ma soprattutto la vita della gente.

Scendi da quel “monte”, ricco della Sua luce per operare quella trasformazione dell’esistenza capace di “spezzare le spade”, dell’inimicizia e dell’odio, trasformandole in “aratri” protesi a coltivare la pace e la giustizia.

 

COMPORTARSI ONESTAMENTE.

 

San Paolo afferma: “Comportarsi onestamente come in pieno giorno”.

 

Anche per noi presbiteri questo atteggiamento, oltre ad essere un imperativo etico, diviene stile da assumere per trasfondere alla realtà, nella quale agiamo, la presenza operosa di un Cristo che cammina con il suo popolo.

 

Tu, noi tutti, suoi ministri, non possiamo accettare che il compromesso alberghi nella nostra fragile esistenza, rendendo inconsistente il ministero.

 

Comportarsi onestamente è vivere e amare “la luce”, quella che viene da Dio e che siamo chiamati a consegnare alle coscienze del nostro popolo.

 

Il “così fa tutti” non deve divenire il criterio a cui lasciarci omologare ma dobbiamo amare le vette, le cime ardue della vita cristiana.

Solo se saprai, se sapremo cimentarci con ardue sfide possiamo divenire guide e riferimento per coloro che vacillano sotto il peso della vita.

 

Stefano caro ama con tutto il cuore “il dono posto nelle tue mani”, valorizza ogni giorno l’eucarestia e senti cara al tuo cuore l’affermazione di Gesù alla samaritana. “si scires donum dei”, se tu conoscessi il dono che ti è fatto.

 

La luce e la forza dell’eucaristia inondino il tuo cuore e tracimino nella tua quotidianità, distruggendo ogni resistenza individualistica.

 

L’onestà della tua vita e dei tuoi comportamenti non risiederà solo nelle scelte virtuose e volontaristiche che saprai attuare, bensì nell’apertura del cuore all’amore di Dio che puntualmente ti esproprierà dei tuoi desideri, delle tue attese per consegnarti come “pane spezzato” alla vita della sua Chiesa e per i più poveri della terra.

 

TENERSI PRONTI.

 

Oggi la liturgia insiste su quest’atteggiamento, tipico dell’Avvento, il Signore che viene e siamo chiamati ad una vigilanza sul nostro camminare incontro a Lui.

 

Il tenersi pronti ci rimanda la precarietà della vita: non possiamo confidare in niente e in nessuno che non sia il Signore.

 

Tenersi pronti è avere la consapevolezza di collocarsi dinanzi alla vita con atteggiamento da pellegrino, sempre in cammino e proteso verso la meta. Se questo è vero per tutti a maggior ragione per noi.

 

Siamo sempre in cammino ricchi di niente ma padroni di tutto; cittadini del mondo e mai accasati o radicati nelle proprie piccole realtà, dove spesso troviamo facili garanzie di vita o atteggiamenti di arrivismo e ricerca del successo.

 

Come ministro dell’Altissimo la tua vita è per tutta la Chiesa, lo hai sperimentato nel tuo viaggio in Africa, nel tuo stare con i fratelli africani accolti prima a S. Maria e poi a S. Domenico, lo sperimenterai nel tuo percorso ministeriale che ti attende: ogni uomo, ogni comunità che Dio vorrà affidarti, mediante le disposizioni della Chiesa, sarà un dono per te.

 

Tieniti pronto, allora, non solo ad andare per le strade del mondo ma soprattutto a vivere come presbitero dal cuore aperto e disponibile, povero come un pellegrino mendicante di luce e ricco solo del Suo amore misericordioso.

 

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Caro Stefano, oggi il Signore ti invita a coltivare un cuore in cui tutti possano accomodarsi, soprattutto i poveri.

 

Lasciati non solo rivestire di Lui, non basta, lascia che Egli ti entri dentro e impregni la tua esistenza dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti, dei suoi progetti, del suo profumo, della sua gioia.

 

Maria Santissima sia tua compagna di viaggio, madre e sorella nel percorso che ti si apre dinanzi. Con Lei saprai confermare il tuo Si, ogni giorno, e riprendere il cammino nei momenti di stanchezza.

 

Così, l’avvento del Signore non ti troverà impreparato ma in cammino, non da solo, ma con tanti fratelli, a iniziare da questo presbiterio che oggi diviene la tua nuova famiglia.

 

Amala questa famiglia e aiutala a crescere, non con i tuoi giudizi ma con la tua esistenza donata, spesa nell’attenzione a tutti e in una testimonianza umile e mai arrogante.

Da tutti noi, che ti abbiamo visto crescere e, con trepidazione, abbiamo sperato in questo giorno, l’impegno della preghiera per te e l’augurio più caro.

 

Dio ti conceda ogni bene e il tuo ministero sia benedizione per tutti, oggi e sempre.

 

AMEN

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