Hai moltiplicato la gioia – Omelia dell’Arcivescovo per il Santo Natale

f75d4e7a67f7ad476c6c353ceff2bb6fHai moltiplicato la gioia

Messa della notte

Omelia dell’Arcivescovo

 Al termine della bella novena vissuta insieme in questa cattedrale ci ritroviamo nella meravigliosa liturgia della notte del Natale del Signore, uniti da un solo sentimento: la gioia!

“Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia … poiché ci è stato dato un figlio” (Isaia prima lettura): queste le parole del profeta Isaia consegnate come apertura della liturgia della parola.

Anche l’angelo apparso ai pastori comunica gioia: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” (dal Vangelo).

E’ la gioia il frutto di questo tempo nuovo inaugurato da Gesù con la sua Incarnazione: tutto rifulge di vita nuova e ciò che rendeva l’uomo, vittima, schiavo di se stesso, viene cancellato dall’Amore.

La gioia nasce dunque dall’essere liberati dall’oppressore antico; dal veder cancellata quella solitudine a cui l’uomo si era condannato, e ancora si condanna, con scelte farcite di egoismo, di indifferenza e di autoreferenzialità narcisistica.

“Un figlio ci è dato” … “un bambino è nato per noi

(Isaia prima lettura).

 L’Altissimo si è fatto piccolo e debole, l’Eterno ha sposato l’essere mortale, mentre il Santo si fa peccatore. Su quel bambino, indifeso e tremante, dev’essere posto il nostro sguardo interiore e comprenderemo l’impeto di gioia che attraversa il Vangelo e fanno riferimento alla nascita del Cristo.

 E’ Lui il liberatore atteso di cui ci parla Isaia; è Lui il Salvatore capace di ricostruire quella casa in cui ritrovare libertà, amore e dignità.

 Il suo amore per me, posto in umiltà ed essenzialità, mi restituisce le giuste coordinate per imparare ad essere uomo e donna nella verità, creatura capace di riconoscere il limite e la potenzialità della mia esistenza.

E’ in questo agire di Dio nella storia che la gioia dilaga e diviene stupore, apertura del cuore, consapevolezza di misericordia.

 La povertà, la sobrietà e l’umiltà (seconda lettura) divengono allora le porte del vero esistere. Esse sono le realtà sposate dal Cristo e che accolte, nello stupore del Natale, ci conducono nella casa della gioia dove l’uomo, ritrovato se stesso, danza felice e riconciliato.

 Il Natale è spazio privilegiato di ritrovata tenerezza e di riconciliazione con il mondo intero, a patto che ci si lasci condurre in un viaggio di luce, sino alle profondità del cuore.

Guardando il Presepe, contempliamo il mistero di misericordia: Dio si piega sulle nostre miserie.

Sperimentiamo la gioia di un cammino liberante che ci porti dentro la tenerezza di Dio. Proviamo a lasciarci riconciliare con Lui, con i fratelli e con il mondo; abbandoniamo la pretesa di essere risposta a noi stessi e alle nostre domande; gustiamo la gioia di lasciarci condurre dalla sua presenza discreta e forte, balsamo per le ferite che portiamo e luce nelle tenebre che avvolgono spesso la vita di ciascuno.

Tutto viene ribaltato dall’amore e le antiche garanzie del peccato quali il potere, il denaro e il possesso, catene per il cuore umano, vengono infrante restituendo vita alla speranza.

 Auguri, miei cari fratelli e sorelle, il Natale, in questo Anno Giubilare, ci conduca a indossare le vesti dell’umiltà, dell’ascolto, della fedeltà, dell’attenzione, dell’apertura e gratuità. Entreremo così nella terra della tenerezza, capaci di abbattere giudizi e false certezze, ideologie, principi, credenze religiose, per riconoscere l’altro nella sua verità propria, nella sua dignità, in ciò che lo rende diverso da me e figlio amato da Dio …unico e irripetibile. (dal messaggio natalizio per la diocesi: Entriamo…nella terra della tenerezza)

Auguri e buon Natale a tutti.

 

 

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