OMELIA – Inizio Visita Pastorale 30 novembre 2019

Inizio Visita Pastorale
30 novembre 2019
I domenica di Avvento

OMELIA

“La vostra Gioia sia piena”
(Gv 15,11b)

Con questa affermazione giovannea ho indetto e desiderato offrire l’orizzonte verso cui vivere il cammino della Visita Pastorale che oggi si apre e coinvolge tutta la nostra Chiesa diocesana.

Quella che stiamo per sperimentare è “un’opportunità di grazia, in cui contattare la misericordia del Signore che, attraverso il Pastore della Chiesa locale, viene a visitare e benedire le nostre famiglie, le nostre comunità, i nostri vissuti, per riempirli della gioia del Risorto, della sua pienezza di vita e confermarci nella fede”.

La scelta dell’Avvento, come momento iniziale, non è casuale. Accogliendo il significato profondo dell’Avvento, inizio dell’Anno Liturgico, si è voluto sottolineare con vigore che è il Signore a farci visita, mediante la Chiesa, mediante il pastore di questa Comunità Ecclesiale Diocesana che, nella successione apostolica, è chiamato oggi a custodire, guidare, amare la porzione di popolo presente in questo lembo della nostra amata Calabria.

Il continuare a camminare, con voi e in mezzo a voi, in maniera più ravvicinata e attenta, ha in sé il profondo desiderio di “valorizzare il bene seminato, per ritrovarsi in Lui come Chiesa e indirizzare i nostri vissuti verso quelle priorità evangeliche attraverso cui possiamo maturare un’identità ecclesiale sempre più qualificata e gioiosa”.

Con l’odierna liturgia entriamo in un tempo denso di attesa in cui la Chiesa ci invita a contemplare le due venute del Cristo: quella della sua nascita, il mistero dell’Incarnazione, e quella che avverrà alla fine della storia, per la quale siamo chiamati a preparare i nostri cuori, mediante la vigilanza operosa, un discernimento costante, ricco di preghiera, ed un impegno coraggioso e audace.

La liturgia della Parola, appena vissuta, è pregnante, ricca di suggerimenti fecondi per la nostra riflessione.

La prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, ci pone dinanzi ad un annuncio ricco di speranza: “Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. […] Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra.”.

Gerusalemme diviene, in questa visione profetica, città della pace per tutti gli uomini. Una pace messianica capace di attrarre i cuori ad un nuovo stile di vita da incarnare nel deporre il risentimento e l’ostilità, per dare spazio ad una relazione viva con il Signore Dio.

Nella seconda lettura, Paolo focalizza il tema della luce e, in maniera accorata, forte, esorta i Romani a svegliarsi dal sonno, ad abbandonare ogni reticenza, ogni addomesticamento della vita al male per affrontare la notte, rivestendosi delle “armi della luce”.

Se la notte è il tempo dell’uomo, la luce è il tempo di Dio, del Cristo Risorto che ha vinto la notte, il peccato, la morte.

Rivestirsi della luce è rivestirsi di Cristo, conformarsi a Lui. In altre parole è passare dall’uomo vecchio all’uomo nuovo, reso tale dall’amore di Dio che irrompe nelle tenebre della nostra vita, trasfigurandoci l’esistenza.

Nel Vangelo di Matteo, l’accento è sull’attenzione da porre a quanto ci accade intorno ogni giorno. Siamo invitati a superare la debolezza che caratterizza i nostri tempi: la superficialità.

Come accadde ai contemporanei di Noè, la superficialità con cui viviamo potrebbe condurci a non comprendere la visita che il Signore, mediante la presenza dell’altro, opera nella nostra vita.

Coloro che sfiorano, bussano, toccano, accarezzano le esistenze di ciascuno, interrogano la qualità della nostra vita credente sul piano della reale apertura del cuore al mistero di Dio, a quel desiderio di cielo che dovrebbe contraddistinguere la vita di tutti noi.

Purtroppo, i giorni di Noè sembrano essere i nostri. Giorni intrisi di sguardi poco attenti, poveri di amore e comprensione, avviluppati come siamo da noi stessi e dalle sterili preoccupazioni che affogano il desiderio di vita e di vita piena, che accompagna ciascuno.

L’invito evangelico espresso da quel: “Tenetevi pronti” non è dunque un suggerimento furbesco per evitare la sciagura e neanche una minaccia da viversi, ma un invito deciso a non mancare quell’appuntamento salvifico, che cambia l’esistenza di ciascuno.

In profonda coerenza con quanto ascoltato, risulta meravigliosa l’acclamazione del salmista che, rispondendo al brano di Isaia, acclama: “Andiamo con gioia incontro al Signore”.
L’invito è una sintesi meravigliosa con cui iniziare questo tempo di grazia che è l’Avvento ma anche la nostra Visita Pastorale.

Camminiamo insieme guardando all’icona della Trasfigurazione, scelta per il cammino che ci attende, cogliendo in essa il nostro destino di grazia. Essa ci invita a cogliere la vocazione alla Gioia, di cui siamo stati resi partecipi col mistero d’amore espresso dall’incarnazione, dalla passione e morte, e dalla risurrezione di Gesù.

Il tempo che siamo chiamati a vivere, questo nostro tempo, è il tempo in cui siamo invitati a sperimentare come la gioia salverà il mondo. Non solo la bellezza ma anche la gioia salverà il mondo.

Quella gioia che avvertiamo come desiderio nelle profondità del cuore e si annida nei nostri vissuti, fragili e vulnerabili, ogni volta che sperimentiamo l’amore vero.

Quella gioia che ha come sorgente Dio e si riversa su di noi dalla Croce.

Quella gioia che si effonde su quanti hanno il coraggio dell’abbandono, della fiducia in Lui e sanno ospitare più vita accettando l’audacia del rischio.

Quella gioia che prende forma nei cuori semplici, miti e umili, dove si disperde ciò che la nostra superbia gonfia e il nostro orgoglio innalza.

Quella gioia chiamata ad albergare anche nelle nostre istituzioni civili, troppo spesso ammalate di una tristezza congenita al potere politico. Anche qui la Visita Pastorale intende offrire uno spazio di riflessione che porti la vita degli amministratori, e di quanti operano a servizio delle nostre realtà cittadine, a ritrovare un respiro di solidarietà e di ritrovato impegno verso strategie ricche di speranza.

Mettiamoci in cammino esultando nella lode, e invochiamo il Signore:

Signore Gesù,
Parola vivente del Padre,
tu sei la verità che ci fa liberi,
la vita che ci riempie di gioia.

Non lasciarci soli
nei sentieri del tempo,
e guidaci nel cammino
alla gioia piena del Regno.

Vieni nella vita di tutti noi,
passa per le strade
delle nostre comunità,
donando pace e salvezza.

Nella tua Trasfigurazione
abbiamo contemplato
la nostra condizione di figli,
pregustando la gioia del cielo.
Col tuo amore misericordioso,
risana le esistenze ferite,
dilata i cuori e aprili alla fiducia,
consola quanti sono nel dolore.

Rendi le nostre comunità
laboratori di speranza,
spazi di accoglienza gioiosa
per ogni persona.

Accresci la fede
con il dono del tuo Spirito,
e rendi la nostra vita
annuncio di gioia
della tua risurrezione.

Amen

 

+ Giuseppe Satriano
Arcivescovo

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