Omelia Mons. Satriano per ordinazione diaconale Raffaele Forellino

ORDINAZIONE   DIACONALE

di

RAFFAELE FORELLINO

26. XII. 2020

          Siamo nella prima domenica dopo Natale e la liturgia ci conduce dentro il vissuto della famiglia di Nazareth per farci rivalutare la nostra appartenenza ad una famiglia di cui siamo figli.

È importante mettere in evidenza una considerazione: per quanto le famiglie possano essere qualitativamente diverse, nessuno può stare la mondo senza appartenere ad una famiglia.

          Anche per Gesù è lo stesso, Egli nasce e cresce in un ambiente familiare, sociale, culturale e religioso particolare. La vita del figlio viene assimilata da quella dei genitori che gli fanno vivere quella fedeltà che egli vivrà, a sua volta in futuro all’interno della sua vocazione personalissima, portandolo al tempio, obbedendo alla Torah, mostrandosi sottomessi al Signore.

          Il testo, pur chiaramente cristologico, fa intravedere il tema della responsabilità educativa dei genitori e il nodo del rapporto tra famiglia e comunità.

La famiglia arricchisce la comunità e la comunità sostiene la famiglia nel proprio faticoso cammino umano e di fede.

Inoltre, il testo evangelico mette in luce l’incontro tra generazioni, mostrando l’accoglienza del bambino da parte degli anziani, Simeone e Anna. Un uomo e una donna che hanno consumato i loro anni giovanili nell’attesa di Dio.

          Simeone prorompe, come il vento che s’infrange sugli alberi, in un canto di speranza che diviene benedizione; Anna, piena di Spirito Santo, fa vibrare la sua lode a Dio e il suo canto di gioia per l’attesa compiuta.

          Colpisce, in questi due anziani, la capacità di accoglienza del nuovo, la capacità di fare spazio in sé alla novità operata da Dio, e che essi hanno saputo attendere con pazienza.

La loro perseveranza e la loro fedeltà non li hanno induriti o resi sterili, ma li ha costituiti capaci di discernimento, di tenerezza, di accoglienza, di amore.

          Quello a cui oggi assistiamo, è un incontro tra persone semplici, tutte guidate dallo Spirito e dalla sua luce. Quanto avviene, anche se per sostanza ha il dono dello Spirito, si consuma in una cornice profondamente umana, fuori da un rito e in un contesto non cultuale, siamo in uno spazio del Tempio dove le donne possono ancora entrare.

          L’incontro di queste persone è incontro nella piccolezza e nell’umiltà, incontro di gente semplice:

  • chi cercava l’adempimento legale trova la rivelazione dello Spirito;
  • chi attendeva la consolazione di Israele discerne la salvezza di Dio nel bambino.

Al cuore del brano si staglia la bella preghiera di Simeone il Nunc dimittis, è un rendimento di grazie: egli loda e ringrazia Dio e, subito dopo, pronunzia tre parole. Simeone afferma che Gesù entra nella storia:

1. come caduta per molti;.

2. come risurrezione per molti;

3. come segno di contraddizione.

          Carissimo Raffaele prova oggi a legare la tua vita a questo triplice passaggio. Il tuo Sì a Gesù sia innestato da queste parole di grazia pronunziate con profezia da Simeone. Desidero leggere il monito di Simeone come riflessione preziosa per il tuo rapporto con Cristo che oggi diviene dono alla Chiesa.

1.       La tua vita donata in un , grande e generoso, sappia far cadere ogni idolo, piccolo o grande che sia, a partire da quell’Ego che spesso inquina la nostra esistenza di menzogne, di maschere e di bugie, deturpandola nella sua dignità di creatura, amata da Dio.

          L’incontro con Cristo, servo e pastore, abbia una sola dipendenza: quella dell’amore verso Lui e i fratelli; e liberandoti il cuore da ogni forma di appartenenza di te stesso, ti renda servo del Signore dal cuore verginale. La presenza del Cristo nella tua vita operi quelle potature necessarie perché il tuo cuore sperimenti l’audacia dell’amore, totale e oblativo, con cui servire e amare la sposa di Cristo.

2.       Il tuo “eccomi” senza riserve, ti faccia confidare in Colui che può tutto e ti aiuti a rinascere dalle sconfitte e dagli scoraggiamenti. Simeone lo dice: “Egli è qui per la risurrezione di molti”.

          Sì, Gesù è nato per comunicarti fiducia e vicinanza, sostegno e consapevolezza nel comprendere che la tua vita è preziosa agli occhi di Dio.

Solo nell’ascolto della Parola saprai trovare la forza di una vita obbediente. Il tuo eccomi si trasformi ogni giorno in un ardente abbandono alla Sua volontà, nella consapevolezza che Lui, e solo Lui, è il tuo Tutto. Vivi con gioia l’infinita pazienza di ricominciare ogni giorno.

3.       Infine, Gesù, lo abbiamo ascoltato, è presente nella nostra vita anche come segno di contraddizione. Fra poco scandirai con fermezza per sei volte l’affermazione perentoria: “Sì, lo voglio”.

È attestazione di una vita determinata a realizzare la sequela del Cristo in un piena obbedienza alla Chiesa.

Spesso la nostra vita ce la giochiamo tra alcuni se e tanti ma, intorbidendo la cristallina trasparenza di scelte alte che richiedono slanci del cuore, forti e generosi.

La tua esistenza di uomo consacrato al servizio della Parola e dei poveri, non conosca le contraddizioni del vivere ma abbia il respiro di uno spendersi con amore capace di far intravedere l’oltre di cui siamo abitati.

          Auguri Raffaele che la tua vita semini gioia e fiducia nelle persone che incontrerai e  il tuo servizio susciti speranza negli afflitti che accosterai.

Ti proteggano la Vergine Achiropita e Santo Stefano, protomartire, donandoti una vita bella e buona.

condividi su